Operazione Siso – sea shepherd

Il Mediterraneo, secondo l’Onu, è “il mare più sovrasfruttato al mondo”.

L’allarme arriva dal rapporto “Sofia” sullo stato di salute della pesca e dell’acquacoltura nel mondo pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Se nel resto del pianeta il 33% della vita marina rischia di non potersi più riprodurre, nel Mediterraneo questo numero arriva addirittura al 62% (fonte 2019).

Si stima che solo nell’Arcipelago delle Eolie, ogni anno, vengano calati più di 5000 FAD illegali per un totale di 10’000Km di attrezzature illecite. Questo sistema di pesca è letale per le tartarughe Caretta Caretta e altre specie che spesso vi rimangono imprigionate durante le rotte migratorie.

In collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, la Guardia Costiera, la Capitaneria di Porto di Catania e la Guardia di Finanza sezione Milazzo, l’Operazione Siso ha come obiettivo la protezione del delicato ecosistema dell’arcipelago delle Isole Eolie dalla pesca illegale non documentata e non dichiarata; in particolare dall’uso delle reti “Spadare”, note per aver ucciso capodogli, tartarughe, tonni, pesci spada, squali e mammiferi marini fino alla loro messa al bando nel 2002, e dall’uso indiscriminato dei FADSea Shepherd Italia.

I fad (Fishing aggregating devices) inquinano l’habitat marino con tonnellate di plastica; si stima che in tutto il Mediterraneo ci siano oltre 1,5 milioni di f.a.d. abbandonati dai pescatori…ed essere in mare aperto e vederne uno dietro l’altro a perdita d’occhio, è davvero impressionante.

Ma cos’è un fad?

Il Fad è un filo di plastica ancorato in fondo al mare che, insieme a bottiglie di plastica e taniche (normalmente contenitori di liquidi pericolosi), mantiene in superficie delle foglie di palma, creando l’ombra sotto la quale si radunano pesciolini di piccole dimensioni, attirando a loro volta pesci di dimensioni sempre più grandi.

Nel momento della massima concentrazione dei pesci, i pescatori con le loro reti pescano a circuizione, tirando a bordo tutto ciò che c’è intorno al fad, animali protetti compresi.

E pensare che una soluzione ci sarebbe ed è anche obbligatoria per legge.

Basterebbe infatti utilizzare del materiale organico biodegradabile, sia per il filo che tiene il f.a.d. ancorato al fondo, sia per quei bidoni che servono per tenerlo a  galla.  Ma il problema ci spiegano, ancora una volta, è legato ai soldi: “Il polipropilene è molto economico rispetto a un materiale biodegradabile come può essere la canapa, che costa di più”.” (servizio delle Iene novembre 2019)

Grazie a Sea Shepherd Italia per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini da me realizzate.

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